Aethina tumida news 2017

19 gli esemplari adulti di Aethina tumida trovati il 7 Dicembre 2016 nel Comune di Varapodio (RC) all’interno di uno sciame naturale. Nel mese di Novembre, piu’ a nord sono stati trovati altri 5 apiari infestati dal coleottero a Grimaldi e Malito due comuni di Cosenza(RC). Lo scorso anno abbiamo contato circa 5000 arnie distrutte dal provvedimento del Ministero della Salute e del MiPAF. Ricordiamo che il ”provvedimento del rogo” prevede che se viene trovato anche un solo esemplare di questo coleottero nella singola arnia di un apicoltore, tutto il suo apiario deve essere sigillato e distrutto, ovviamente sarà in seguito indennizzato per il costo dell’arnia, ma ovviamente nulla in confronto alla mancata produzione. In ogni caso questo provvedimento si estenderà fino al 31 Marzo 2017 salvo eventuali proroghe.  Condividete e se avete informazioni piu’ recenti contattateci con un messaggio privato. Grazie (per seguirci iscrivetevi al gruppo Apicoltura Etica su Facebook cliccando qui)

Per approfondire potete visionare anche il riassunto della situazione epidemiologica visitando: http://www.izsvenezie.it/aethina-tumida-in-italia/ dove troverete i provvedimenti presi, le mappe e le tabelle di espansione del coleottero e la delimitazione della zona di contenimento

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Aethina tumida continua ad espandersi! E’ allarme tra gli apicoltori calabresi

Aethina tumida, il piccolo coleottero degli alveari
Aethina tumida, il piccolo coleottero degli alveari

Altri cinque focolai in soli due giorni, nei comuni di OPPIDO MAMERTINA, RIZZICONI e VARAPODIO in provincia di Reggio Calabria. Qui sono stati ritrovati soli esemplari adulti.

Siamo ad un totale di 9 focolai in meno di un mese, il primo ritrovamento del 2015 è stato il 16/09/2015 a FIGURELLE DI SAN MARTINO nel comune di TAURIANOVA.

Per maggiori informazioni consulta il sito http://www.izsvenezie.it/aethina-tumida-in-italia/

Sempre convinti di radicarlo bruciando arnie e api?

Qualcuno è al corrente di quanti alveari sono stati bruciati? Lo scorso anno eravamo rimasti a 3.600… Poi fortunatamente le continue piogge invernali hanno fermato la mattanza, dobbiamo rifare la danza della pioggia?

Seguiteci e commentate

Saluti,

Emanuele Longo

Aethina Tumida: Api in pericolo, CONDIVIDI!

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In questo articolo farò un breve riassunto della situazione su quello che sta succedendo in Italia, precisamente nel settore dell’apicoltura, questo per coinvolgere molte più persone, non solo apicoltori, anche agricoltori, naturalisti, animalisti, biologi, ricercatori, entomologi e semplici civili. Questo perché ci serve aiuto da tutti e tutti devono essere informati.

Dal 12 Settembre si è scoperto di aver importato un nuovo parassita delle api, originario dell’Africa, chiamato Aethina Tumida o Piccolo Coleottero degli Alveari (da ora in poi per abbreviare chiamato AT) trovato in alveari nei pressi del porto navale di Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria.

Il parassita si nutre di polline e miele e ne causa la fermentazione, invalidandone la vendita.

La Regione Calabria è intervenuta emanando un decreto in cui ordina la bruciatura dell’intero apiario, cioè se in un’arnia viene riscontrata la presenza di AT anche tutte le altre nello stesso luogo, quindi nello stesso apiario, devono essere distrutte. Una sola arnia di api può contenere dalle 50 alle 100 mila api.

Il ciclo biologico del coleottero consiste nell’entrare nell’alveare dove tramite una particolare comunicazione riesce a farsi nutrire dalle api, dopo depone le sue uova dalle quali dopo pochi giorni nascono le larve che escono dall’arnia e cadono nel terreno circostante dove si trasformano insetto adulto completando il ciclo. Ma si dice che possa completare il ciclo biologico anche all’interno di frutta e verdura in decomposizione.

L’AT ha colonizzato molti apiari e si sposta volando anche a 15-20 km di distanza attirata dall’odore di altre arnie.

La procedura di radicazione sta nel sigillare gli alveari, accatastarli e bruciarli, dopodiché viene arato il terreno e cosparso di pesticidi anti-larvali.

Ad oggi la zona rossa si allarga coinvolgendo anche la Sicilia dove i roghi continuano, anche se la radicazione è risultata inefficace.

Gli alveari distrutti ammontano ad oltre 2500, e le istituzioni promettono di risarcire gli apicoltori, ma alle promesse si ha poca fede.

Non è certo se il coleottero porti o no al collasso gli alveare, negli Stati Uniti, in Canada e Australia ci convivono, noi essendo i primi in Europa stiamo adottando il metodo di ”radicazione” distruggendo gli apiari infetti, comprese arnie non infette, ma in questo modo non possiamo sperimentare altri metodi che potrebbero essere efficaci, come quello di bloccare il ciclo del parassita quando è allo stato larvale.
Stiamo portando all’estinzione l’ape italiana (Apis Mellifera Ligustica Spinola) e questo si rifletterà sulle nostre produzioni agrarie, poiché le api impollinano l’80% dei fiori nostro del pianeta.

Le api sono importanti per l’impollinazione quindi per la frutta, per la verdura e per l’erba medica di cui si nutrono gli allevamenti di bestiame. Siamo tutti coinvolti! Ma non siamo stati coinvolti nel momento in cui potevamo dare il nostro parere, e magari scegliere una migliore soluzione insieme.

Ora ad alcuni apicoltori, comincia a sorgere un pensiero, cioè quello di nascondere il coleottero nel caso si presentasse nelle loro arnie. Questo per paura delle autorità sanitarie che continuano a bruciare e bruciare gli alveari nonostante si presentino sempre nuovi focolai. Il decreto legislativo si basa sull’autodenuncia degli apicoltori, che una volta dichiarato il fatto saranno poi costretti a bruciare sotto vigilanza di veterinari e militari. Dobbiamo fermare questa strage e trovare un alternativa!
Oltre AT quest’anno è entrata e si sta espandendo anche la Vespa velutina che sta creando disagi in Liguria e Piemonte perché si nutre di api e sta spopolando migliaia di alveari e questo è un altro segno di mancanza di prevenzione in Italia.
Vi prego di condividere questa notizia, in pubblico, nei gruppi e anche al di fuori di Facebook.

questa è la nota ministeriale aethina tumida 2014

PER VEDERE TUTTI I MIEI ARTICOLI PIU’ RECENTI DEDICATI AD AETHINA TUMIDA CLICCA QUI

Grazie anche da parte delle api.

vedi anche la pagina dell’IZS: Aethina tumida. Situazione epidemiologica ; e la  Scheda informativa e protocollo diagnostico del CRA

Stiamo cercando persone disposte ad aiutarci ad aprire e firmare una petizione per trovare una soluzione a questo disastro. Vi ringrazio in anticipo. Iscrivetevi al gruppo Facebook APICOLTURA ETICA in modo da rimanere aggiornati per essere avvisati non appena verrà pubblicata.

Scrivete le vostre opinioni qui sotto cliccando su ”Lascia un commento” per far sì che tutti le leggano, se invece volete seguire il blog iscrivetevi.

657 alveari abbattuti in provincia di Reggio Calabria

Primo_Incendio

 Scrivo questo post perché come sempre in televisione l’informazione viene filtrata o compromessa, quindi spesso molti non sanno ciò che sta accadendo nemmeno se si trova vicino al problema.

Sono 657 il numero di alveari abbattuti in provincia di Reggio Calabria, un numero che fa preoccupare gli apicoltori di ogni regione, pensare che sono solo 18 tra questi gli alveari trovati infetti da Aethina Tumida, il nuovo coleottero parassita entrato in nel nostro Paese solo un mese fa.

La soluzione politica è la seguente: se viene trovato un solo esemplare di Aethina Tumida all’interno di un arnia, al povero malcapitato apicoltore viene soppresso l’intero apiario, cioè tutte le arnie presenti su quel terreno.

In breve, le api vengono uccise con l’anidride solforosa, poi le arnie vengono bruciate e in seguito nel raggio di 40 metri il terreno viene arato e trattato con pesticidi anti-larvali.

Una scelta a dir poco esagerata, ma il problema principale come sempre è il lato economico. L’Unione Europea minaccia di chiudere l’export dei prodotti italiani tra i quali attrezzatura apistica e prodotti alimentari (miele, frutta e verdura e derivati) nonché prodotti di falegnameria, questo perché l’Aethina può impuparsi all’interno di essi oltre che nel terreno.

Allora perché distruggiamo solo gli alveari?

L’intero patrimonio apistico italiano è in pericolo, ma non per Aethina Tumida, come sempre la causa principale è l’uomo.

Possiamo fare qualcosa?

Potremmo non distruggere il patrimonio apistico italiano, ma difenderlo!

Bisogna ragionare e  capire il ciclo biologico di questo insetto parassita.

Si è scoperto che questi coleotteri, sentendo gli odori del miele emanati dagli alveari ed entrano dalla porticina d’ingresso al calar del sole.

Una volta dentro il coleottero, presumibilmente già fecondo depone le sue uova che si schiudono in pochi giorni.

Alla nascita le larve corrono nei favi saziandosi con tutto ciò che trovano e defecando nel miele causandone la fermentazione.

Raggiunta la giusta dimensione, le larve escono e si lanciano nel terreno sottostante gli alveari per impuparsi e trasformarsi in crisalide, dopodiché sfarfalleranno completando il ciclo biologico.

La maggior parte delle trappole in commercio serve solo a stimare se l’arnia è positiva all’infezione, ma non debellano il parassita.
Il mio suggerimento è di spezzare il ciclo biologico allo stadio larvale, portando gli alveari in una posizione dove non ci sia terreno, ad esempio su terrazzi o parcheggi (favorendo l’apicoltura urbana) oppure posizionando a terra, sotto la porticina d’ingresso dell’arnia un secchio o un contenitore con un olio in modo da intrappolare le larve in caduta.

In alternativa bisognerebbe usare dei repellenti naturali come l’olio di Neem o trappole con feromoni.

Il problema ci riguarderà tutti molto presto.

Emergenza! 657 alveari abbattuti in provincia di Reggio Calabria

Primo_Incendio

 Scrivo questo post perché come sempre in televisione l’informazione viene filtrata o compromessa, quindi spesso molti non sanno ciò che sta accadendo nemmeno se si trova vicino al problema.

Sono 657 il numero di alveari abbattuti in provincia di Reggio Calabria, un numero che fa preoccupare gli apicoltori di ogni regione, pensare che sono solo 18 tra questi gli alveari trovati infetti da Aethina Tumida, il nuovo coleottero parassita entrato in nel nostro Paese solo un mese fa.

La soluzione politica è la seguente: se viene trovato un solo esemplare di Aethina Tumida all’interno di un arnia, al povero malcapitato apicoltore viene soppresso l’intero apiario, cioè tutte le arnie presenti su quel terreno.

In breve, le api vengono uccise con l’anidride solforosa, poi le arnie vengono bruciate e in seguito nel raggio di 40 metri il terreno viene arato e trattato con pesticidi anti-larvali.

Una scelta a dir poco esagerata, ma il problema principale come sempre è il lato economico. L’Unione Europea minaccia di chiudere l’export dei prodotti italiani tra i quali attrezzatura apistica e prodotti alimentari (miele, frutta e verdura e derivati) nonché prodotti di falegnameria, questo perché l’Aethina può impuparsi all’interno di essi oltre che nel terreno.

Allora perché distruggiamo solo gli alveari?

L’intero patrimonio apistico italiano è in pericolo, ma non per Aethina Tumida, come sempre la causa principale è l’uomo.

Possiamo fare qualcosa?

Potremmo non distruggere il patrimonio apistico italiano, ma difenderlo!

Bisogna ragionare e capire il ciclo biologico di questo insetto parassita.

Si è scoperto che questi coleotteri, sentendo gli odori del miele emanati dagli alveari ed entrano dalla porticina d’ingresso al calar del sole.

Una volta dentro il coleottero, presumibilmente già fecondo depone le sue uova che si schiudono in pochi giorni.

Alla nascita le larve corrono nei favi saziandosi con tutto ciò che trovano e defecando nel miele causandone la fermentazione.

Raggiunta la giusta dimensione, le larve escono e si lanciano nel terreno sottostante gli alveari per impuparsi e trasformarsi in crisalide, dopodiché sfarfalleranno completando il ciclo biologico.

La maggior parte delle trappole in commercio serve solo a stimare se l’arnia è positiva all’infezione, ma non debellano il parassita.
Il mio suggerimento è di spezzare il ciclo biologico allo stadio larvale, portando gli alveari in una posizione dove non ci sia terreno, ad esempio su terrazzi o parcheggi (favorendo l’apicoltura urbana) oppure posizionando a terra, sotto la porticina d’ingresso dell’arnia un secchio o un contenitore con un olio in modo da intrappolare le larve in caduta.

In alternativa bisognerebbe usare dei repellenti naturali come l’olio di Neem o trappole con feromoni.

Il problema ci riguarderà tutti molto presto.